A Libyan rebel who is part of the forces against Libyan leader Moammar Gadhafi sits next to a pre-Gadhafi flag as he guards outside the refinery in Ras Lanuf, eastern Libya, Monday, March 7, 2011. (AP Photo/Kevin Frayer)

Come ogni anno, la NATO Foundation ha organizzato la conferenza Arab Geopolitics nel mese di ottobre, invitando 18 specialisti internazionali i cui contributi hanno animato il dibattito sul futuro del mondo arabo. Il nuovo processo di normalizzazione in atto nella regione è stato al centro della discussione insieme alla necessità di promuovere la stabilità regionale con una cooperazione molto più stretta tra i vari attori.

Nei tre panel, i relatori hanno trattato a fondo il contesto frammentato della regione MENA e dei suoi problemi più rilevanti, dedicando inoltre attenzione ai progressi compiuti finora e alle future prospettive di cambiamento e crescita. Più di 150 persone hanno partecipato alla conferenza nell’Auditorium del MAXXI, contribuendo attivamente al dibattito. 

Secondo Alessandro Minuto-Rizzo, Presidente, NATO Defense College Foundation, un trend di riconciliazione sembra aver preso piede. “I cosiddetti Accordi di Abramo rappresentano uno storico momento di progresso e speriamo che siano solo l’inizio di un percorso lungo e positivo. Nella nostra ottica, si ha l’impressione che si stia diffondendo un atteggiamento complessivamente più cooperativo.”

Mariem Ben Hassine, Deputy Head, Middle East and North Africa Section, Political Affairs and Security Policy Division, NATO HQ, ha osservato che per quanto riguarda il terrorismo, “una delle sfide più pressanti per la sicurezza del nostro tempo, forniamo [come NATO] un supporto fondamentale ai nostri partner MENA, collaborando con loro per potenziare: la capacità di far fronte alla minaccia degli IED [ordigni esplosivi improvvisati] e la sicurezza alle frontiere, tanto per citare due aree di collaborazione.”

Secondo Alon Bar, Ambasciatore d’Israele in Italia, gli Accordi di Abramo rappresentano un cambiamento significativo nel modo in cui guardiamo a noi stessi, e anche in quello in cui molte persone dovrebbero guardare alla nostra regione. “Per la prima volta, ci hanno dato infatti la possibilità di pensare a noi stessi non solo come dei paesi diversi con interessi divergenti e dei divari economici tra di noi ma anche come una regione con sfide comuni e interessi condivisi.”

Ebtesam Al-Ketbi, Presidente e Fondatrice, Emirates Policy Center, ha osservato che in questa nuova realtà regionale, gli Accordi di Abramo hanno contribuito a creare nuove partnership e hanno cambiato le regole del gioco nella regione. “Ogni paese può aderire, è una formula win-win.”

Mark Micallef, Direttore, North Africa and Sahel Observatory, Global Initiative Against Transnational Organized Crime, si è chiesto cosa sta cambiando nella regione MENA. “Tenendo presente che il punto di partenza è rappresentato da una serie di stati fragili, negli ultimi due anni si è assistito a un dinamismo preoccupante dei mercati criminale nell’area. Per esempio, uno degli elementi più preoccupanti nel traffico di droga è il flusso di cocaina proveniente dal Sud America, perché utilizza il Nord Africa come zona di transito e aumenta il consumo di cocaina nella regione.”

Infine Claudia Gazzini, Senior Libya Analyst, International Crisis Group, ha sottolineato che guardando al futuro, in teoria, le soluzioni ai problemi della Libia sono: “Una migliore governance, uno Stato unificato e una comunità internazionale unita, e la capacità di accertare le responsabilità di quei funzionari statali che hanno approfittato dell’attuale stato di anarchia. Queste sono tutte richieste facili da esprimere, ma difficili da soddisfare.”

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