Fonte: Il Giornale del 26/06/2023

Conservatori autosufficienti, sinistra radicale sparita e la prospettiva di un governo stabile, tanto per i mercati quanto per le alleanze euroatlantiche (Mediterranee, in primis). Le seconde elezioni greche vedono il trionfo del premier uscente Kyriakos Mitsotakis, leader di Nea Dimokratia, che un mese fa aveva vinto ma che, per via di una farraginosa legge elettorale, non aveva potuto incassare la maggioranza dei seggi. Ieri ce l’ha fatta, migliorando ulteriormente i numeri precedenti e contando sul premio di maggioranza che gli vale una forza oggettiva da quasi 160 seggi. 

Fuori dal parlamento il movimento d Yanis Varoufakis, mentre Syriza perde più di due punti in un solo mese. “I prossimi giorni non sono giorni di festa ma giorni di lavoro – hanno detto i funzionari di Nea Dimokratia a urne chiuse – ma una responsabilità ancora maggiore per soddisfare le aspettative dei cittadini”. 

Sono essenzialmente due i temi su cui il quadriennio targato Mitsotakis ha ottenuto dei risultati tangibili che la Grecia ora può vantare, tanto al suo interno quanto all’esterno e nei confronti dei mercati: investimenti e geopolitica. 

Sul primo punto bastano i dati della borsa ellenica a raccontare come la crisi del debito sembri preistoria: sono stati registrati i massimi consecutivi, da nove anni a questa parte, dall’Indice Generale della Borsa di Atene, con il ritorno dinamico dei compratori e il proseguimento delle ottime performance dei titoli greci. La mobilità dell’economia e del mercato sono spie di un favore con cui gli investitori scommettono sugli asset greci dopo le elezioni di ieri, mentre la capitalizzazione dallo scorso gennaio è aumentata di circa 20 miliardi di euro, facendo segnare un più 30%.

Sulla rete geopolitica che si muove tra energia, alleanze e difesa si ritrova il secondo elemento di positiva continuità strategica: la Grecia da cenerentola ‘attezionata’ da players esterni come Cina, Russia e Turchia è diventata oggi un soggetto autonomo, in grado di dialogare tanto con gli Usa quanto con i paesi del Golfo, Arabia Saudita in testa, con l’obiettivo di aprirsi al multilateralismo grazie ad una posizione geografica vantaggiosissima e alla presenza dei nuovi giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale. Non sono questi, come qualche osservatore rifletteva, temi che restano fuori dalle urne, ma hanno dato invece slancio ulteriore alla proposta dei conservatori di Mitsotakis per voltare pagina, sia rispetto al quasi default sotto il governo Tsipras, sia rispetto alle inclinazioni orientali del capo di Syriza, anello di congiunzione con quella Cina che, non va dimenticato, possiede il 100% del porto del Pireo

Mitsotakis agisce come un Ceo, con una scheda-obiettivi per i ministri, valutazioni trimestrali dei risultati ottenuti, fortissime relazioni personali tanto con il mondo della finanza (Chase Manhattan Bank di Londra, McKinsey & Company) quanto con quello industriale (su tutti il ceo di Pfizer, Bourla). Le sue maggiori iniziative geopolitiche hanno trovato un perno nelle nuove licenze di estrazione concesse a Total, ExxonMobil e Greek Petroleum intorno a Creta ed a Repsol-Hellenic Petroleum Consortium nel golfo di Kyparissia, senza dimenticare due piani ad hoc: i 700 milioni di euro finanziati dalla Bei nel campo delle energie rinnovabili e la cosiddetta Dubai dell’Egeo, con il mega progetto turistico Ellenikon nella marina ateniese. 

Un premier a 360 gradi, che poche ore prima delle urne aveva anche incontrato l’ex Presidente americano Barack Obama, in Grecia per qualche giorno tra conferenze sul clima e una cena nella lussuosa villa di Tom Hanks sull’isola di Antiparos.

La Grecia ha il suo nuovo Onassis. 

@FDepalo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *